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La tarda estate scorsa: un'estate molto calda dove "l'aria fumica per la calura", come cantava Alceo nella magnifica interpretazione di Salvatore Quasimodo. Un'estate che invita al metaforico viaggio verso la propria Itaca visitando - lo auspica Kavafis - porti dove incontrare ricordi vagando senza meta, fra pagine sparse di libri cari. E poi soffermarsi in riletture capaci di sollecitare nuove emozioni, rivisitando antiche suggestioni, nell'attesa che calino le ombre della sera su di un giorno che si è aperto con "l'alba d'estate [quando] niente si muoveva" per accogliere "la bella dalle dite di rosa Aurora", ambasciatrice dei raggi di quel sole ora al tramonto. E anche la tarda estate scorsa volge al tramonto, mentre si avvertono le prime dolci penombre dell'autunno, anticipatrici dell'inverno del nostro scontento... Uno scontento mitigato dalla scrittura di queste pagine, nel vago tentativo di fermare l'inesorabile fluire del tempo che passa...